12 Settembre 2025

Dai dati all’azione: le soluzioni digitali che guidano la CSRD

Con l’entrata in vigore della Direttiva 2022/2464/UE, meglio conosciuta come Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la rendicontazione di sostenibilità diventa un pilastro imprescindibile per le imprese europee. In Italia, il recepimento è avvenuto con il Decreto Legislativo n. 125 del 6 settembre 2024 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 settembre 2024), definendo obblighi, perimetro di applicazione e sanzioni per le aziende che non si adegueranno alle nuove regole.

A chi si applica la CSRD

Il nuovo quadro normativo restringe l’obbligo alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti, riducendo così l’impatto sul tessuto delle PMI. In Europa saranno circa 50.000 le aziende coinvolte, mentre in Italia il numero si aggira intorno alle 1.300. Per alcune realtà, l’obbligo slitterà al 2028, concedendo più tempo per adeguarsi.

Le conseguenze per chi non rispetta la normativa sono significative: oltre alle sanzioni pecuniarie fino a 150 mila euro, la normativa prevede la dichiarazione pubblica delle violazioni e l’obbligo di porvi rimedio entro termini prestabiliti.

Perché rendicontare

La rendicontazione di sostenibilità non è soltanto un obbligo normativo, ma rappresenta un vantaggio competitivo. Tra i benefici interni, le aziende evidenziano una maggiore comprensione dei rischi, strategie di lungo periodo più solide, processi più snelli e riduzione dei costi. All’esterno, invece, il reporting rafforza la reputazione, migliora la fedeltà al marchio e offre agli stakeholder un quadro chiaro del valore generato e dell’impatto ambientale e sociale dell’organizzazione

La carbon footprint come cartina tornasole

Uno degli aspetti più sensibili della CSRD è il calcolo della carbon footprint organizzativa (OCF). In Italia oltre 700 aziende hanno già reso pubblici i dati sulla propria impronta di carbonio, segnalando una crescente attenzione al tema.

In questo percorso, i sistemi di monitoraggio ed efficientamento giocano un ruolo decisivo. Si tratta infatti di strumenti che consentono di:

  • raccogliere dati affidabili su consumi ed emissioni in tempo reale;
  • calcolare con precisione l’impatto in termini di CO₂ equivalente;
  • verificare la coerenza delle informazioni attraverso audit interni ed esterni;
  • avviare un processo di miglioramento continuo, che riduce costi energetici e impatto ambientale, aumentando al contempo la resilienza dell’impresa.

Dal monitoraggio all’azione strategica

La CSRD non si limita a richiedere trasparenza: essa spinge le imprese verso un cambio di paradigma gestionale, in cui la sostenibilità diventa parte integrante del business model. In questo contesto, le soluzioni digitali di energy management non sono più soltanto strumenti tecnici, ma veri e propri alleati strategici, capaci di trasformare i dati raccolti in scelte operative e investimenti mirati.

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